di Sergio Ragno
Alla domanda rivoltale da un suo studente, su come nasce una storia nella testa di un romanziere, la scrittrice statunitense Flannery O’Connor rispose: Una storia c’è ogniqualvolta personaggi e avvenimenti particolari s’influenzino a vicenda formando una narrazione.
Effettivamente in narrativa, evento e personaggio si condizionano reciprocamente ed è proprio da questo condizionamento che scaturisce l’intreccio. In poche parole la storia è al centro di questo conflitto dove nasce il messaggio, il significato e la dietrologia di un testo. Su questo pratico postulato della O’Connor non c’è nulla da eccepire, tutto quadra perfettamente come in un’equazione logica e inattaccabile.
Tuttavia mi sarebbe piaciuto essere in quella classe per porre alla scrittrice un’altra domanda: Quali sono i condizionamenti che un luogo, un’ambientazione può esercitare sul rapporto tra personaggi e avvenimenti? Sarebbe stato interessante ascoltare una risposta della O’Connor sull’argomento, considerando che l’autrice de Il Cielo è dei violenti ha fatto dei luoghi delle sue storie degli scenari letterari concreti che hanno un forte impatto sulle vicende dei suoi personaggi.
Su questo genere di curiosità si basa il laboratorio letterario di Itinerari Narrativi Contemporanei dove l’ambientazione oltre a essere tangibile e riconoscibile, è l’elemento che dà alle storie qui raccolte quella caratteristica di radicalizzazione che accende l’immaginario di quei lettori locali e non, che ritrovano luoghi a loro familiari. Il luogo in cui un racconto si colloca fornisce lo sfondo necessario affinché gli eventi abbiano profondità dice Jessica Page Morrell.
Ma facciamo un passo indietro. Quando uno scrittore parla di collocazione di una storia intende l’ambientazione precisa della storia stessa. L’obiettivo principale di uno scrittore è quello di trasportare il lettore nella realtà parallela che ha creato, va da sé che tanto più riconoscibili e reali sono i posti che descrive, tanto più riuscirà nel suo intento. Lo scrittore e docente di scrittura creativa Chris Lombardi a proposito dice: Si scrive e si legge con la mente, ma la vita viene vissuta con tutto il corpo. Nella narrativa questa sensazione di fisicità ci viene data dalla descrizione dei luoghi.
Le interazioni tra personaggi ed eventi di cui parla la O’Connor devono dunque avere degli scenari ben delineati. Le azioni devono svolgersi in ambienti riconoscibili o almeno intuibili. Anche se il racconto o il romanzo è ambientato in un mondo fantastico, il lettore deve pur sempre trovare un elemento che riesce a fargli immaginare il luogo dove il consueto conflitto tra eventi e personaggi va in scena. Che il luogo descritto sia il ponte di comando di un’astronave che vaga in una galassia remota o la sala biliardo del bar sotto casa, non cambia le cose: lo scrittore deve sempre trascinare il suo lettore negli ambienti che descrive.
La difficoltà maggiore di uno scrittore, rispetto a un regista cinematografico o a un fotografo professionista, sta nel fatto che non dispone di un mezzo che riproduce le immagini. La macchina da presa dello scrittore è fatta di carta, grafemi, lettere, frasi e paragrafi che messi insieme danno un senso compiuto al messaggio. Le descrizioni sono fatte di parole, dice Chris Lombardi: Se volete trasferire sulla pagina le vostre suggestioni e il mondo che avete immaginato, le parole sono il mezzo che determina forma, luci, ombre e colori. Uno scrittore di prosa può dunque solo evocare un’immagine attraverso le parole, ricorrendo a piccoli stratagemmi come similitudini e metafore.
Nella narrativa però, per dirla ancora con Chris Lombardi bisogna usare metafore e similitudini sorprendenti, insolite, diverse da quelle che si possono sentire in strada senza però dimenticare che è comunque dalla strada, dalla vita reale che uno scrittore deve attingere le sue immagini. Questo sottolinea anche quanto sia importante l’attenzione che bisogna dare ai particolari.
Notate, a titolo d’esempio, i particolari di questo brano di Ordinary Money di Louis B. Jones.
C’è un segnale di stop all’altezza della 7-eleven, e dovete svoltare a destra in Robin Song Lane, poi a destra in Sparrow Court, e la casa di Laura Paschke è la terza sulla sinistra, uguale a quella dei vicini ma dipinta con un verde fuori moda, e un gallo di ferro lasciato lì dai precedenti proprietari.
Nessuno di noi lettori è mai andato a casa di Laura Paschke, ma con le precise informazioni che Jones ci dà in questo brano è come se fossimo davanti quella casa anche noi. I particolari di questo inciso sono straordinariamente illuminanti. La maggior parte dei lettori non avrà dimestichezza con le strade di Rock Springs, cittadina del Wyoming in cui è ambientato il romanzo di Jones.
La descrizione che lo scrittore fa in questa scena non serve a dare al lettore una mera indicazione turistica, ma serve a dare delle informazioni essenziali della storia. L’astuzia di Jones sta proprio nel raccontare come si arriva a casa di Laura Paschke dando delle indicazioni stradali, così come farebbe un qualsiasi abitante di Rock Springs con uno straniero. In questo caso il narratore è l’indigeno mentre il lettore è lo straniero. Con questo espediente narrativo la percezione che un lettore avrà è quella di essere alla guida della sua macchina, magari con il braccio fuori dal finestrino e il vento tra i capelli, mentre si aggira a bassa velocità in un posto sconosciuto.
L’ignoto suscita quella sensazione di smarrimento in un lettore e la sensazione disorientante diventa potere nelle mani di uno scrittore: la sensazione che si prova nel leggere questo brano è quella di essere completamente in balia del narratore, della storia e degli eventi che stanno per accadere. Arrivati finalmente in Sparrow Court il lettore si trova di fronte alla casa di Laura. Anche in questo caso la descrizione è composta da alcuni elementi evocativi che ci fanno apparire davanti agli occhi lo scenario.
Jones ci dice che la casa è uguale a quella dei vicini, questo significa che ci troviamo in un sobborgo, un anonimo quartiere di case fatte in serie e poco originali. Tuttavia la casa di Laura ha un colore diverso dalle altre e questo particolare serve al lettore per focalizzare al meglio l’edificio descritto. Come già sottolineato da Lombardi uno scrittore attento deve sempre puntare sull’aspetto di originalità per catturare meglio l’attenzione. In questo caso Jones assolve perfettamente questo compito dando quella giusta peculiarità al luogo dove si sta per verificare un evento.
L’altro elemento che balza all’occhio è il gallo di ferro all’entrata della casa. Di una cosa in narrativa dobbiamo essere assolutamente certi: nessun particolare inserito nel testo è inutile. Va da sé che anche l’elemento del gallo di ferro ci deve dire qualcosa. Dunque, perché Jones ci descrive questo gallo di ferro? I motivi sono due: evocazione d’immagine e costrutto psicologico del personaggio. È evocativo in quanto, con questo stratagemma, Jones sta portando il lettore al centro della scena, come capita a un spettatore cinematografico quando il regista usa l’espediente di un avvicinamento di camera. E se fate caso, questa scena descritta, sembra proprio una ripresa cinematografica che va dal campo lungo al primissimo piano: L’incrocio, le strade, la strada dove si trova la casa, la casa e il gallo.
Dicevamo che il gallo ci dà anche delle nozioni sulla psicologia del personaggio perché, con questo particolare Jones, ci sta dicendo che l’abitante di quella casa, cioè Laura Paschke, è una donna che si sente provvisoria e che non appartiene a questo luogo. Jones, infatti, ci dice che quel Gallo lo hanno lasciato i vecchi proprietari, la qual cosa ci suggerisce, inconsciamente, che Laura non ha nessuna intenzione di piantare davanti a quella casa il suo personalissimo gallo di ferro, perché probabilmente non resterà a lungo in quel posto.
In un paragrafo di appena quattro righe Jones ci ha fornito tanti elementi che suscitano la curiosità di qualsiasi lettore. Ci ha portato nel luogo della sua narrazione, al centro della scena che ci ha minuziosamente descritta, giocando su elementi riconoscibili che ci hanno evocato immagini figure ed elementi psicologici che appartengono al bagaglio delle nostre esperienze e dei nostri ricordi.
Lo spazio risuscitato basta a ravvivare, a far rivivere, a riportare a galla ricordi più fuggevoli e più insignificanti, così come i più essenziali dice Georges Perec, ed è proprio la capacità di resuscitare ricordi la maggiore qualità di uno scrittore.
A seguito di queste considerazioni possiamo dunque affermare che dare la sensazione al lettore di trovarsi in un determinato posto, descrivendolo attraverso le parole o semplicemente facendogli vivere la sensazione particolare di quel luogo specifico, è un compito essenziale per lo scrittore.